GIZZERIA IL CENTRO



Gizzeria, pur essendo parte di un comprensorio archeologico di notevole importanza, non vanta origini remote che si perdono nella notte dei tempi. Le sole notizie certe della prima costituzione del paese non vanno al di là del periodo bizantino. Molto controversa è anche l'etimologia del toponimo. La forma Izaria è, invece, da ricondurre alla migrazione albanese. In epoca normanna il nome era stato Yussaria. Da Izaria derivò successivamente Jzaria (1510), poi mutatosi in Jazzaria o Jizzeria. Il nome attuale è in uso dal 1753.
La storia del paese, dopo la distruzione da parte dei Saraceni, avvenuta verso la fine dell'anno mille, è centrata prevalentemente sul monastero greco di San Nicola, un piccolo agglomerato di pochi abitanti, alloggiati per lo più in pagliai ed abituri. Il cenobio che sorgeva su un terreno appartenente ai Cavalieri di Malta, ha avuto dapprima una sua vita autonoma, durata fino a quando Roberto il Guiscardo, latinizzandolo, lo concesse alla famosa abbazia benedettina di S. Eufemia.
Intorno a questa comunità si è sviluppato, pertanto, il primo nucleo dell'abitato di Gizzeria, un paese che non avrebbe avuto un ulteriore sviluppo se non fosse stato, rinvigorito dall'apporto di profughi albanesi venuti nell'Italia meridionale per domare la rivolta dei baroni calabresi. Furono questi soldati a rifondare tra il 1448 e il 1450 Gizzeria e numerosi altri paesi della provincia di Catanzaro.
Dalla costituzione in “universitas”, tra il 1558 e il 1574, la sua storia non offre per secoli elementi di particolari novità. Solo alla fine del '700 il paese sembra scuotersi dal torpore riservando una buona accoglienza ai reparti dell'esercito rivoluzionario, salvo poi a ricredersi nel 1806 quando Gizzeria accolse a fucilate quei francesi che dovevano rimanervi per tre anni.
Nel 1848 è segnalata la presenza di diversi gizzerioti nella battaglia dell'Angitola, nel corso della quale avrebbero dato una buona prova del loro valore contro le milizie borboniche. Anche una cellula mazziniana prosperò nel paese, animata precipuamente da Antonio Miceli e da Alessandro Toja che ritroveremo tra i Mille di Garibaldi sbarcati a Marsala.
Le vestigia di tale percorso storico sono costituite dagli edifici di culto e dai pochi palazzi medio-alto borghesi, con qualche ricerca di ornamentazione ricalcante moduli neoclassici. Sono di qualche interesse la Chiesa dell'Annunziata e quella parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista.
Gli Albanesi avevano portato nelle nuove terre, assieme alla lingua, le loro tradizioni, i loro costumi, i loro usi. La comunanza con altre famiglie venute da altre zone della Calabria, in particolare dopo i due disastrosi terremoti del 1638 e del 1783, gli scambi commerciali, le relazioni, i matrimoni con gente dei paesi vicini, modificarono notevolmente il carattere della popolazione, preparando la progressiva scomparsa dell'idioma. Oggi la traccia del tessuto sociale arbresh rimane solo in qualche parola e, con qualche variante, nel tradizionale costume femminile, ormai quasi scomparso.
Durante il fascismo, il territorio di Gizzeria venne ridotto notevolmente a vantaggio del nuovo comune di S. Eufemia Lamezia, voluto da Mussolini dopo la bonifica dei terreni paludosi della piana.
Nel secondo dopoguerra la popolazione di Gizzeria, come tutti i piccoli comuni dell' interno della regione, ha subito una notevole flessione a seguito del massiccio flusso migratorio verso l'Europa, le Americhe, l'Australia e le città del triangolo industriale.